Si conclude il progetto promosso dal Comune di Reggio Emilia e da L’Ovile per contrastare lo sfruttamento lavorativo.
Lunedì 22 settembre al Tecnopolo di Reggio Emilia si è tenuto l’evento conclusivo di Common Ground, il progetto interregionale dedicato al contrasto dello sfruttamento lavorativo e alla tutela di lavoratrici e lavoratori, promosso dal Comune di Reggio Emilia e gestito dalla cooperativa L’Ovile, con il cofinanziamento dell’Unione Europea (Fondo Coesione Italia 21–27) e del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
L’evento ha raccolto le voci e le esperienze di due anni di lavoro condiviso, e dopo l’introduzione dell’assessora alla Cura delle persone Annalisa Rabitti, ha visto l’intervento del Procuratore della Repubblica Gaetano Calogero Paci, i rappresentanti dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro, delle organizzazioni sindacali e del presidente de L’Ovile Valerio Maramotti. La serata si è conclusa con la proiezione del documentario “Insieme, per un lavoro degno” di Giuseppe Raia, che raccoglie le testimonianze di alcune delle persone coinvolte nel progetto. Il film nasce da un laboratorio artistico condotto dal Centro teatrale MaMiMò, in cui la scrittura collettiva ha supportato i partecipanti nel dare voce alle proprie esperienze, e da cui sono nate due canzoni corali, in più lingue madri, cantate insieme come espressione di riscatto collettivo.
Avviato nell’ottobre 2023, Common Ground ha raggiunto oltre 400 persone, molte delle quali con un background migratorio segnato da precarietà e fragilità sociale. Tra questi, 144 lavoratori hanno intrapreso un percorso personalizzato di tutela e reinserimento: un terzo di loro è riuscito a migliorare la propria condizione lavorativa, attraverso regolarizzazioni contrattuali, il recupero di stipendi non pagati o nuove assunzioni in contesti regolari. L’équipe multidisciplinare de L’Ovile, composta da persone con esperienza in ambito educativo, psicologico, legale, di mediazione culturale e di consulenza del lavoro, ha operato attraverso un infopoint in via della Croce Bianca, 1, costruendo una rete territoriale in grado di intercettare, ascoltare e accompagnare chi si trovava in situazioni di sfruttamento. Come ha ricordato durante l’evento il presidente de L’Ovile, Valerio Maramotti, il lavoro sul campo ha permesso di far emergere come, oltre al settore agricolo, anche l’edilizia, la ristorazione e i servizi di lavaggio auto nelle stazioni di rifornimento restino tra i più esposti a forme di irregolarità e abuso.
A partire da questo lavoro sul campo, il progetto ha potuto attivare diversi strumenti di sostegno: due appartamenti per l’accoglienza temporanea, pensati per offrire un rifugio sicuro a chi viveva condizioni di grave vulnerabilità, percorsi di orientamento e formazione, consulenze legali e sindacali e supporto all’inserimento lavorativo. Sono stati dieci i nuovi contratti attivati (cinque tramite Winner Mestieri/Cooperjob e cinque attraverso L’Ovile) e 29 le persone coinvolte in corsi di formazione. Per sei persone, il progetto ha inoltre portato al rilascio di permessi di soggiorno per vittime di sfruttamento lavorativo, consentendo loro di accedere a nuove tutele e di costruire percorsi professionali più sicuri.
L’équipe ha dedicato particolare attenzione anche alla dimensione psicologica, come spiega Ilaria Perulli, psicologa de L’Ovile: “In molti casi sono emerse ferite profonde, spesso legate a infortuni o a esperienze traumatiche sul lavoro.” Grazie ad un lavoro di ascolto e sostegno, i lavoratori hanno potuto condividere le proprie storie, trasformando la marginalità in consapevolezza: “Tante persone sono costrette, per un motivo o per un altro, a lavorare in nero,” racconta R.K., uno dei partecipanti al progetto “Ma quando lavori in nero sei perduto. Se ti fai male, non hai alcun diritto. Sei una persona invisibile.”
Come ha spiegato l’assessora Rabitti, il progetto ha mostrato quanto il contrasto allo sfruttamento richieda un’azione congiunta, capace di unire al controllo e al sanzionamento anche percorsi di prevenzione e tutela, per favorire contesti in cui le persone siano informate, protette e libere di far valere i propri diritti. È in questa logica che Common Ground ha agito: unendo le competenze del Comune di Reggio Emilia e de L’Ovile, in sinergia con Ispettorato del Lavoro, Procura della Repubblica, Nucleo Carabinieri Tutela Lavoro, sindacati, AUSL, servizi di accoglienza per migranti, Tribunale e varie realtà del Terzo Settore.
Il progetto ha operato anche su scala interregionale, attivando una rete di collaborazione tra enti pubblici e del Terzo Settore non solo in Emilia-Romagna, ma anche in Liguria, Friuli-Venezia Giulia Veneto e Piemonte. Questo coordinamento ha permesso di condividere informazioni, buone pratiche e modalità operative, rendendo più tempestivo l’intervento nei casi di sfruttamento lavorativo e più efficace la tutela delle persone coinvolte. Come ricordato dal procuratore Gaetano Calogero Paci, questa rete ha contribuito ad alcuni arresti in flagranza, ai sensi dell’articolo 603 bis del codice penale, il c.d. reato di caporalato.
Sul piano locale, Common Ground ha costruito una rete di “antenne territoriali”, sentinelle diffuse capaci di segnalare casi di sfruttamento e di collaborare con le istituzioni. “Entrando in contatto con queste persone,” ha spiegato Emanuele Verdolotti dell’Ispettorato del Lavoro, “si è potuto instaurare un rapporto di fiducia e fornire informazioni sui propri diritti, così che l’attività ispettiva non si è limitata alla repressione, ma ha avuto anche una funzione educativa.” Un contributo decisivo è arrivato anche dal mondo sindacale. Come ha ricordato Luca Chierici della CGIL Reggio Emilia, la collaborazione si è tradotta in momenti di presenza diretta negli sportelli, per accompagnare le persone nella lettura dei contratti, nella gestione delle vertenze e nel recupero degli stipendi non pagati. In due anni, 30 lavoratori sono stati supportati nella formalizzazione di segnalazioni all’Ispettorato del Lavoro e ai sindacati, 6 accessi ispettivi sono stati avviati insieme al Nucleo dei Carabinieri Tutela Lavoro, mentre 24 azioni di sensibilizzazione hanno coinvolto enti e associazioni del territorio, a conferma di quanto la prevenzione passi anche attraverso la conoscenza e la partecipazione.
L’esperienza appena conclusasi si inserisce in un percorso più ampio che il Comune di Reggio Emilia porta avanti da oltre vent’anni nel contrasto alla tratta e allo sfruttamento, nella consapevolezza che il fenomeno non possa essere affrontato senza agire anche sulle sue radici sociali ed economiche. In questa prospettiva, Common Ground ha rappresentato un laboratorio di cooperazione tra istituzioni, società civile e lavoratori, in cui la protezione si intreccia con la possibilità di ricostruire percorsi di autonomia, e la legalità diventa uno strumento per restituire dignità. In attesa delle nuove progettualità previste, le persone coinvolte in situazioni di tratta o sfruttamento lavorativo possono oggi fare riferimento al progetto Rosemary, attivo sul territorio con azioni di accoglienza, tutela e accompagnamento.
L’incontro al Tecnopolo si è concluso con un momento conviviale a cura di Semi Liberi, progetto “made in carcere” della nostra cooperativa che, come Common Ground, supporta il lavoro come strumento per restituire autonomia, diritti e futuro.
*crediti foto in copertina e nell’articolo: Comunicazione L’Ovile